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Visualizzazione dei post da settembre, 2024

Potrà mai esserci di nuovo una Politica con la P maiuscola?

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La squallida storia, di un ministro della Repubblica e di una donna ambiziosa e spregiudicata, che ha mortificato gli italiani e le istituzioni per giorni è esattamente agli antipodi di quella nobiltà di intenti di cui si nutriva la Politica con la P maiuscola, che ho vissuto in tutta la mia giovinezza e che era pensata ed esercitata da persone, già allora poche, come Enrico Berlinguer e Tonino Tatò.  I due, pur essendo così diversi l'uno dall'altro come indole, insieme erano fortissimi.  E un fatto unico. Questa unicità della nostra storia politica non è stata mai indagata a fondo. Mi sono chiesta più volte: Berlinguer e Tatò nelle vie di una periferia romana Ma senza Tonino Tatò, Berlinguer sarebbe stato lo stesso? U 𝒏𝒐 𝒄𝒂𝒕𝒕𝒐𝒍𝒊𝒄𝒐-𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒔𝒕𝒂, 𝒍’𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒔𝒕𝒂, l'uno taciturno, l'altro socievole, entrambi con un retroterra formativo comune, al lavoro 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒃𝒊𝒏𝒐𝒎𝒊𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒇𝒆𝒕𝒕𝒐. Un'intesa fra d

Tonino Tatò e la giustizia sociale: mille modi per esprimerla

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Nel film DOPO DIVORZIEREMO - 1940 La famiglia ed i compagni di una vita.  Antonio Tatò, più conosciuto come Tonino Tatò , è nato a Roma il 5 novembre 1921.  Suo padre Francesco, laureato in Giurisprudenza, era un noto giornalista parlamentare vicino alle posizioni di Francesco Saverio Nitti. Sua madre, Ebe Cossio di Codroipo, discendeva da un’antica famiglia friulana e aveva aperto a Roma una piccola impresa artigianale di paralumi, la ditta D.A.I.. Tonino frequenta il Liceo privato cattolico Sant’Apollinare desiderando i suoi genitori offrirgli un ambiente più libero: le scuole cattoliche erano meno legate al regime fascista. Da lì partecipa ad associazioni culturali contrarie al regime dove conosce coloro che saranno compagni di una vita tra cui Franco Rodano e Adriano Ossicini. Lotta clandestina al fascismo e passione giovanile La passione giovanile per la musica americana nota come “ swing ”, molto ritmata, "sincopata", e trasgressiva rispetto al “patriottismo” dell’ep