Potrà mai esserci di nuovo una Politica con la P maiuscola?


La squallida storia, di un ministro della Repubblica e di una donna ambiziosa e spregiudicata, che ha mortificato gli italiani e le istituzioni per giorni è esattamente agli antipodi di quella nobiltà di intenti di cui si nutriva la Politica con la P maiuscola, che ho vissuto in tutta la mia giovinezza e che era pensata ed esercitata da persone, già allora poche, come Enrico Berlinguer e Tonino Tatò. I due, pur essendo così diversi l'uno dall'altro come indole, insieme erano fortissimi. 

E un fatto unico. Questa unicità della nostra storia politica non è stata mai indagata a fondo. Mi sono chiesta più volte:

Berlinguer e Tatò nelle vie di una periferia romana

Ma senza Tonino Tatò, Berlinguer sarebbe stato lo stesso?

U𝒏𝒐 𝒄𝒂𝒕𝒕𝒐𝒍𝒊𝒄𝒐-𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒔𝒕𝒂, 𝒍’𝒂𝒍𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒐𝒎𝒖𝒏𝒊𝒔𝒕𝒂, l'uno taciturno, l'altro socievole, entrambi con un retroterra formativo comune, al lavoro 𝒇𝒐𝒓𝒎𝒂𝒗𝒂𝒏𝒐 𝒖𝒏 𝒃𝒊𝒏𝒐𝒎𝒊𝒐 𝒑𝒆𝒓𝒇𝒆𝒕𝒕𝒐. Un'intesa fra due politici come non si era mai manifestata prima né lo fu mai dopo.
Quest'anno, stiamo ricordando in ogni dove con grande commozione la ricorrenza della morte di Enrico Berlinguer e, con lui, quella della grande speranza di cambiare in meglio questo Paese. Fu un colpo quasi mortale per mio padre, Antonio Tatò, conosciuto più come Tonino. Non a caso, quel terremoto gli portò, pochissimo tempo dopo, il primo infarto. Era suo fedele amico e compagno di tante battaglie.

 Fasi salienti di quel sodalizio unico

 Condivido con voi le fasi salienti di quel sodalizio di idee e di valori del quale oggi, torna prorompente il desiderio di approfondire e capire.
Il famoso 𝒄𝒐𝒎𝒑𝒓𝒐𝒎𝒆𝒔𝒔𝒐 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒄𝒐 e l'assassinio di Aldo Moro, 𝒍𝒂 𝒒𝒖𝒆𝒔𝒕𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒐𝒓𝒂𝒍𝒆 e 𝒍’𝒂𝒍𝒕𝒆𝒓𝒏𝒂𝒕𝒊𝒗𝒂 𝒅𝒆𝒎𝒐𝒄𝒓𝒂𝒕𝒊𝒄𝒂 furono i punti salienti nazionali, "i tre pilastri" li chiamò mio padre in un famoso articolo, di quel progetto titanico che travalicava i confini nazionali. Berlinguer sapeva arrivare al cuore della gente e la gente doveva essere dalla sua parte se voleva realizzare il suo progetto. Cominciava a riuscirci.

 I risultati cominciano ad arrivare

Alle elezioni politiche del 1976 𝐮𝐧 𝐢𝐭𝐚𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐬𝐮 𝐭𝐫𝐞 𝐯𝐨𝐭ò non soltanto comunista, votò 𝐁𝐞𝐫𝐥𝐢𝐧𝐠𝐮𝐞𝐫, cosa mai successa prima e mai verificatasi dopo nel Pci.
Nella ricostruzione del quindicennio berlingueriano o nelle riflessioni su quel periodo non si indaga mai a fondo sull'interazione Berlinguer-Tatò. Si resta in superficie. Perché?

Quell'interazione tra Berlinguer e Tatò ci fu e molto forte.

Dal 1969 al 1984, un infaticabile Tonino Tatò, coltissimo, acuto, estroverso amico, fidato consigliere e capo ufficio stampa del partito è sempre stato al suo fianco. Ha dominato giornali e giornalisti vigilando, centellinando e proteggendo l'immagine di Enrico Berlinguer, favorendone l'affermarsi, l'espandersi, il rafforzarsi. Berlinguer lo vedeva e non solo lui. Non era un comune addetto stampa: lo chiamava “il mio Tatò”.
Per indebolire Berlinguer vennero messi in atto 𝒕𝒆𝒏𝒕𝒂𝒕𝒊𝒗𝒊 𝒅𝒊 𝒔𝒆𝒑𝒂𝒓𝒂𝒓𝒍𝒊 con lusinghe di candidature in Parlamento per mio padre. Me ne parlò, amaramente, dicendomi che aveva capito il disegno dietro queste offerte e che per questo aveva rifiutato il privilegio, ben due volte.
Un opuscolo del SISDE con report sui partiti italiani dal 1978 al 1981 e pubblicato da «L'Espresso» nel 1994  rivelò che nel 1979 Tatò lo difese da manovre interne orchestrando un'abile campagna stampa.
 E lo salvò dalla decapitazione.
Non è abbastanza per approfondire?


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