SOGLIE: la critica letteraria del poeta Manzoni



Ho appena finito di leggere questo libro
un volo nell'arte poetica
l'essenzialità portata al suo vertice

L'essenzialità ci rapppresenta nell'intimo


Per I QUADERNI DEL BARDO, Edizioni di Stefano Donno, 
prefazione di Roberto Pazzi
postfazione di Antonio Carlo Ponti
il poeta Franco Manzoni presenta le recensioni letterarie da lui scavate in 12 anni, dal 2012 al 2024, sul prestigioso la Lettura del Corriere della Sera. Un formato micro: ognuna, 450 battute. Per 467 volte.

Minimal.

L’architettura della frase che scolpisce il centro e i dintorni con nitore, senza cedere a facili ridondanze e a sequenzialità figlie tediose della prolissità. L’asciuttezza essenziale di un Ludwig Mies van der Rohe portata dall’architettura alla critica letteraria. Sfrondare, assottigliare, spaccare il concetto comunicativo con la forza visionaria e creativa di abbattimento delle convenzioni. Tutte: geometriche, linguistiche, letterarie, sociali. Resta in lontananza un amore non detto per la filosofia e, ancor più, per la trascendenza.

Less is more: tanto di meno è tanto di più. Non solo la dimensione apparente e, pure, ridotta al minimo ma, in trasparenza, la dimensione interiore, nascosta, probabile, evocata. A volte si indovina una carezza del critico, un suo sorriso. Soltanto un accenno. Altro non può attraversare la corazza del giudizio libero.

Magistrale, tutto magistrale.

Solo il poeta in Franco Manzoni poteva arrivare a questa sintesi, a questo centrare il cuore dell’autore al vaglio, scandagliarne l’opera, valorizzarne il nucleo ispirativo. La gabbia editoriale imposta, 450 battute, è una sfida vinta: diventa crisalide e la farfalla si eleva aggraziata, precisa, dai magnifici colori, volteggiando davanti ai nostri occhi e ci porta il sentore di quel mondo appena tracciato, dandoci il desiderio di lanciarci all’inseguimento.

Recensione? Le recensioni di Franco Manzoni sono evoluzione dell’oggi delle miniature trecentesche. Opere d’arte. Arte che ammanta cristallina l’arte degli autori e la fa rilucere, senza concessioni al superfluo, parole dritte che vanno là dove l’autore espelle una goccia del suo profondo. Quella goccia, quella perla, viene subito catturata e offerta al lettore ansioso di bellezza, di profondità, di passioni. Ma c’è anche il tratto continuo che emerge, la cifra autorale che si effonde e che Manzoni afferra e offre candidamente. Un caleidoscopio di forme, di frasi, di costruzioni che rotea policromo davanti ai nostri occhi, mai uguale, sempre inaspettato e tagliato su misura per ogni libro, nel succedersi di una galleria di umanità che è contemporaneamente quell’umano che cerca nei versi la proprietà, di superiore provenienza, di andare oltre la contingenza umana.

Un poeta che recensisce letterati e altri poeti. Ma Franco Manzoni non è solo vero poeta: è anche finissimo letterato. La sua penna è ricca di reminiscenze, di biblioteche, di studi appassionati, una penna che trasuda stile. E nel panorama culturale odierno questo è un punto fermo. In queste SOGLIE – I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, 2025, Manzoni esplora mondi contigui e diversi, poesia, prosa ritmica, teatro, saggio per restituirli alla nostra attenzione vividi, partecipati, rispettati. E ci offre di andarne all’inseguimento aprendone uno squarcio. Al centro. Ai margini. Fragili ma mai secondari.

Colpisce per originalità, pregnanza, armonia, il suo citare solo per nome, laddove lo spirito critico lo suggerisce, l’albero genealogico, l’assonanza letteraria e artistica degli autori sotto i suoi occhi: nessuna descrizione, nessun navigare a vista nei meandri delle influenze letterarie. Solo dei nomi, un tratto di pennello, un lato del poligono minimal che chiude, con naturalezza, la forma geometrica nello spazio del foglio bianco.

Siamo di fronte alla summa centellinata di un intenso periodo letterario di 12 anni che si può leggere come un’indagine sottotraccia della nostra storia più recente spingendoci alla ricerca del particolare autore e, al tempo stesso, come uno specchio dalle molteplici sfaccettature molate che rimanda ai molti istanti di noi stessi, cangianti, perduti, ritrovati.



 

Commenti

Post popolari in questo blog

SINISTRA, AVEVI UN GIOIELLO PER LE MANI

A casa Tatò: perché?