BRICS: un altro passo avanti
Vertice dei BRICS 2024 in Russia: USA e Europa, non pervenute
Il summit dei BRICS tenuto quest’anno nella città russa di Kazan è di per sé un fatto politico molto rilevante ma non mi risulta, attraverso i mass media, che sia stato preso nella dovuta considerazione dalle istituzioni politiche di questa parte di mondo in cui vivo. L’acronimo è ormai puramente simbolico dato che ai cinque Paesi che l’hanno costituito se ne sono aggiunti talmente tanti altri da arrivare a 36. Ospite, Vladimir Putin, ricercato dalla Corte penale internazionale. Questa circostanza era decisamente irrilevante dato che nessuno dei Paesi riuniti vi ha fatto caso. Il messaggio era chiaro: Occidente, vale a dire soprattutto USA e Europa, non pervenuto.
Ormai la strada dei BRICS è tracciata: deciso NO all’egemonia USA e al suo braccio armato, la NATO, e via libera al multipolarismo. Il successo di questo sforzo diplomatico internazionale è innegabile e Putin risulta tutt’altro che isolato e alle strette.
Premetto che con questo non voglio dire che tutti Paesi che si sono incontrati a Kazan siano “putiniani”: le posizioni sono diverse e sfumate ma un orientamento generale le accomuna. In particolare, nella dichiarazione finale si chiede a Israele lo stop ai bombardamenti su Gaza e in Libano e che la Palestina, ora nella condizione di “osservatore", diventi a pieno titolo membro dell’ONU. Ed era presente il Segretario generale António Guterres. Quanto all’Ucraina, si chiede la soluzione del conflitto attraverso mezzi pacifici e la diplomazia.
Quanti sono I BRICS oggi
Qualche cifra rende meglio l'idea di cosa si stia muovendo: mentre il G7 appena il 10% e costituiscono il 36% dell’economia mondiale mentre i Sette grandi soltanto il 30%. Non sembra ancora una vera e propria alleanza, piuttosto una concomitanza di interessi volta a significare sul piano geopolitico, attraverso una tessitura molto paziente e complessa, la proposta di una nuova architettura multipolare dei rapporti e sul piano economico-commerciale lo sganciamento dal laccio mondiale degli USA attraverso un sistema alternativo di transazioni bancarie, la creazione di una propria Borsa internazionale di quei cereali di cui è grande produttore e magari, a fronte di un futuro consolidamento, anche la produzione di una moneta per gli scambi commerciali che non sia il dollaro.
L’immagine di Putin ne ha senz’altro tratto un gran
beneficio e l’importanza della riunione è stata attestata dall’arrivo del
Segretario dell’ONU Guterres, sembra in veste esplorativa. Nove Paesi sono il
nucleo portante di questo gruppo di 36 distribuito a vari livelli di
partnership: Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Iran,
Emirati Arabi. Fatto molto interessante, a Kazan è stato approvato l’ingresso, insieme ad altri 12, della Turchia di Erdogan. Che sta nella NATO.
Non è ancora l’accettazione definitiva ma la geopolitica
come la conosciamo è stata già modificata.
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