A casa Tatò: perché?
Enrico Berlinguer era spesso a cena a casa di Tonino Tatò. Potevano parlare più liberamente che in ufficio a Botteghe Oscure senza dosare concetti e sfumature necessari a tenere in equilibrio la complessa situazione nazionale e internazionale. Erano gli anni della Prima Repubblica verso la fine dei Settanta: il quindicennio berlingueriano era cominciato da poco e l'ambizioso progetto politico di rinnovamento del partito comunista e di altre visioni politiche, in particolare di quelle della Democrazia Cristiana, era in corso. Occorreva tessere un'abile tela che toccasse non solo i confini nazionali ma anche quelli internazionali: il Pci era sotto gli occhi vigili di americani, britannici e sovietici e la sua dirigenza lavorava su più fronti. Fra Tonino ed Enrico le riflessioni spaziavano a tutto campo nella tranquillità di un piccolo appartamento in centro a Roma a pochi passi dalla Camera dei Deputati, del Senato, delle sedi di tutti i partiti. Ma a casa ...